di una sottocultura in evoluzione continua"
da "Introduzione"
Altro album, altro EP, altre rime ed altra attitudine, parola molto cara all'artista di sta sera, Ape, cresciuto nella Milano degli anni '90, tra la musica techno e l'attrattiva al rap, dal quale, sentendo questo suo piccolo progetto del 2002, rimane affascinato dal suo potere di giocare con le parole (non a caso sul suo myspace si delinea come "manipolatore di vocaboli"). Gli incastri sono ricercati, le rime appena accennate, come se l'intento (e questo è ben visibile negli album successivi a questo) fosse creare il personaggio e l'ambiente, piuttosto che trovare la rima perfetta. Si privilegiano quindi le assonanze, l'uso forte delle consonanti (già il titolo "Droga Legale" ne è paradigma) per calcare il flusso di parole che trascina pian piano l'ascoltatore nell'ambiente della canzone stessa. I brani sono cupi, grigi, come il cielo blumbeo del paesaggio costiero di "Estate 02", brano malinconico, o il ricordo dei tempi di "Amori vari", ormai persi. E' proprio la malinconia di un tempo non vissuto pienamente che lega le tracce, una malinconia che rigurada più che altro rapporti tra persone in cui si sono perse occasioni cruciali: per ora è solo malinconia con risposta rimandata, forse, a domani.
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"E' un'ossessione che parte da un'idea fissa
degenerata in reale culto di massa
tutti si passa, nella fase in cui ci si lascia
abbagliare dal luccichio del denaro in tasca"
da "Droga Legale"
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Sir Biss
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