In un periodo in cui la musica hip hop è diventata alla portata di tutti, ma celata ai più, questo blog offre una visione ragionevole della scena italiana, particolarmente quella nordica, per distinguere ciò che vale la pena ascoltare e ciò che non è hip hop, ma musica in rima. Queste pagine non vogliono essere un luogo in cui si giudica o si pubblicizza, ma dove si valuta, dove ci si confronta, per capire meglio la musica hip hop, capendo meglio chi la scrive e\o compone: insomma, dove si possa condividere unapassione
One love
Rispetta quelli che lo fanno da più tempo
devi andare a tempo e non perdere tempo
Scrivi nuove rime e crea nuove tendenze
e poi il tuo stile e rispetta le scadenze
Ok, come dice il vecchio saggio al terzo Dan
stanno aumentando i fan e diventerai una star
Surfa, "Vuoi fare la rapstar?", da Rap Roba Fresh vol.1
L'altro giorno stavo ascoltando un vecchio album a me molto caro di Asher Kuno, "The Fottamaker". E una delle ultime tracce, penso sia Scene di Provincia, parlava, in modo molto semplice, di quello che succede nella realtà quotidiana della periferia di Milano est, tra Pioltello, Peschiera e Segrate, dove abito. E mi trovavo a girare nel quartiere Feltre, estrema periferia, citato tra l'altro recentemente nella traccia Estate Albina dell'ultimo album di Jack The Smoker "Grandissimo EP". Era sera ma c'era una luce stupenda.
Ascoltando questo pezzo mi sono venute in mente due citazioni che descrivono, o almeno tentano, quello che mi aspetto dalla musica (e in particolare da quella Hip Hop, genere per il quale trovo molta affinità) e da tutta l'arte in generale.
La prima è quella di Esa, nota faccia della scena italiana, che, in una intervista di maggio su RapBurger.com alla domanda "cos'è il real Hip hop?" risponde così:
Andare in bici alla Certosa di Pavia con DJ Skizo, farsi un panino al salame e bersi un bel bicchiere di vino. Poi comprare otto 45 giri alla fiera e il giorno dopo tornare in studio e utilizzarli per fare i beat. Ecco quello che per me è il senso del vero Hiphop.
La seconda è di un educatore del secolo scorso che, parlando del genio, lo descrive così:
II genio è un carisma eminentemente sociale, che esprime in mezzo all'umana compagnia i fattori sentiti dalla compagnia stessa in modo talmente più acuto degli altri, che questi ultimi si sentono più espressi nella creatività del genio che neanche se si mettessero ad esprimersi da soli.
E in quel momento, forse per il paesaggio bucolico che mi si parava d'innanzi (Feltre è in periferia ma non immaginatevi casoni popolari e degrado), forse per la stanchezza della giornata, ho capito che l'hip hop mi piace per questo; o meglio, chi fa hip hop mi piace per questo: perché mette una parola dopo l'altra, una rima dopo l'altra, un incastro dopo l'altro, meglio di come saprei fare io. E la cosa ancora più originale è che riesco ad immedesimarmi, sebbene i contesti in cui questi artisti si esprimono siano totalmente diversi tra loro e siano talvolta totalmente diversi dal mio.
Calma, con questo non voglio dire che allora l'hip hop per piacere deve richiamare per forza ad una sera di luce bellissima o a pace e tranquillità; dico solo che questo è un metodo per capire cosa veramente ci piace e cosa no, per riflettere un secondo su ciò che veramente ci appassiona. Poi potranno venire fuori i risultati e gli artisti più disparati e diversi, ma almeno sapremo perché ci piace una cosa...e di questi tempi non è scontato.
Iniziate ad alzare il volume delle vostre casse, perché non è tempo del rap impegnato, non è tempo del conscious. Ora si fa sul serio, non facendo troppo i seri. E per dimostrarvelo vi posto una citazione...
Questo è un appello, e non una predica...e non una
predica post-150 anni d'Italia!.
Rap interplanetario, globalizzato, americanizzato; rap
italiano, va bene. Ma riprendiamo il rap in dialetto. Non per un semplice
campanilismo (tanto caro a molti "ghettizzatori"), ma per riprendere
quella soggettività, quella personale originalità che tanto ha caratterizzato
la scena italiana, soprattutto delle origini. E per riprendere anche quei
termini, quelle espressioni, quei neologismi, quelle "licenze
poetiche" che fanno parte della vita quotidiana di alcune regioni della
nostra penisola. Non c'è dubbio, alcuni storceranno il naso, perché è facile il
ragionamento: parlo strano, la gente non capisce, non mi compra l'album. Però è
altrettanto facile smentirlo. Basti pensare ai grandi gruppi e artisti,
soprattutto meridionali, come i Co'Sang (dei quali abbiamo appreso la
separazione proprio alcuni giorni fa), i 13 Bastardi, Turi, Clementino, i Sud
Sound System,..e molti altri, sparsi nell'oceano delle produzioni minori. Tutti
i migliori hanno saputo coniugare il dialetto (metodo vicino ai fan più compaesani)
all'l'italiano (per un pubblico più ampio), senza mai risultare troppo di
nicchia o, al contrario, troppo italianizzati. Curioso è, infine (e ne parlo
perchè forse è la canzone rap in dialetto più famosa in quest'ultimo periodo)
quella di Dj Ice, colonna sonora di un noto spot di auto: Ga el Suv. Simpatica,
ma non ha nulla a che vedere co l'hip hop di cui stiamo parlando.
Insomma, non dico di fare un album tutto in
napoletano, in veneziano, in siciliano. Però è importante, soprattutto per chi
già in passato si è espresso in dialetto, recuperarlo.
Qua mi permetto di postarvi tre esempi, più o meno
recenti, di quello che intendo; per simpatia verso la scena settentrionale, il
nord vince sul sud 2 a 1. In ordine sono:
#Bassi Maestro feat. Supa - Pim Pum Pam, album
"Prodotti A-tipici", raccolta di pezzi da nord a sud, interamente in
dialetto.
#Per chi sta su" - Doro Gjat feat. Dek Ill Ceesa,
dall'album "Doro Gjat meets Zion I", album dei Carnicats, gruppo
friulano molto interessante sebbene poco assecondato dagli addetti ai lavori
delpanorama italiano.
#Co'Sang - Int' O' Rione, album “Chi more pe’mme”, del 2006, pietra miliare nella storia del rap partenopeo e italiano in generale.
Adriano è un principiante di fronte a certi esponenti odierni: pare che ormai l'hip hop sia un apostrofo grigio cemento tra le parole "bla bla e bla"; la colpa possiamo darla alla rete...e diamogliela! tra youtube, youtwitt, youfaccialibro, you&me di Vodafone e altri palliativi endofibraottica, gli mc deragliano inevitabilmente in discorsi che poco hanno a che vedere con la loro vera professione: rappare, comporre o entrambi.
E si sentono quindi illustri intelletuali della strada che disquisiscono di altri rapper (forse il male minore), di politica, di valori, di arte a 360 gradi, di quello che pensano e non pensano.
Da questo quadro , che poco si addice alla figura del cantante (colui che canta), emergono due considerazioni:
Numero 1: ovviamente, visto che le produzioni musicali degne di nota sono sempre meno, alcuni devono trovare un modo per rimanere nella testa del pubblico...e le opzioni sono 2: o inondare la rete di progetti di scarsa/pessima fattura, raffazzonati e che vengono dimenticati dopo un tweet; oppure reinventarsi altro, perché fare canzoni ormai non basta più.
Numero 2: non voglio entrar nel merito del giusto o sbagliato, anche perché questo comportamento in alcuni casi si sta rivelando come una eccezionale mossa di marketing, in una scena hip-hop dove ormai la concorrenza è sterminata, ed è sempre più difficile essere un minimo originali ed "emergere". La mia è solo una costatazione della mutazione mediatica di un genere di musica che, a differenza di molti altri, è nato e si è diffuso in linea opposta a quella mediatica, a volte restando volutamente di nicchia (anche qua, de gustibus e de soldibus).
Conclusione: ci sarebbero da dire altre milioni di cose, ma una sola mi preme: per esperienza ho visto che il miglior modo di comunicare ed esprimere opinioni di un mc è stato, e lo è tutt'ora, il rap; non c'è altro modo di rimanere impressi nella gente per voi, cari rappers e produttori all'ascolto; non c'è discorso più colto che può confrontarsi con una punchline da urlo, non c'è argomentazione più valida di un flow spiazzante, non c'è lampo di genio più intelligente di un freestyle con incastri assurdi.
Quindi continuate a dire tutto quello che volete, anche cose che a me personalmente non mi interessano per nulla, anche cose banali forse, o che rispondono esclusivamente ad una ricerca di mercato,...
ma fatelo su di un palco, con un mic in mano, sopra un beat, preferenzialmente in rima.
Malaffare e Dj Skietto sono due giovani ed aspiranti rapper, come ce ne sono in giro tanti, che si interrogano sul mondo dell'hip hop italiano. Oggi, tra una chattata e un #FF hanno scoperto hhitalia.blogspot.com...
...penso che a breve sentiremo ancora parlare di loro, o meglio, li sentiremo proprio parlare!
"Malaffare e Dj Skietto", da Marzo su hhitalia.blogspot.com
Devo dire che recensire Bassi mi riesce sempre molto bene, forse perché lo seguo da sempre, forse perché si avvicina al mio ideale di rapper. E' stata anche l'occasione per imprimere una traccia di giudizio sulla situazione della scena in questo periodo, anche se spero ci saranno, qui o altrove, altre occasioni per ridiscutere su quello che sta succedendo nel mondo dell'hip-hop. Per ora vi lascio leggere e pensarci un po' su; e magari riscrivermi qualche cosa!
Eccoci.
Dopo ben 24 recensioni (più o meno) è ora di dare un tocco soggettivo al blog, anche perchè, dalla collaborazione con Rapburger, tutte le nuove uscite recensite le trovate lì.
Ora è tempo di dare una scossa umana alla faccenda, e vi segnalo già le novità:
- Verranno postati solo i link alle recensioni
- Verranno proposti nuovi contenuti, sempre sul mondo dell' hip-hop, ma sempre mantenendo le idee bene chiare sul "Perché e come nasce questo blog"
- Il tutto già dalla prossima settimana!
E' tutto, per ora.
varrebbe 1000 pezzi carta se lo mettessi
all'asta"
da "Tutti a casa"
Come sarà il 2012, anno già
segnato da crisi irrefrenabili e ambigue scadenze Maya? Io non so prevedere il
futuro, però se volete vi faccio fare un salto nel passato, perché se si parla
di Bassi Maestrosi parla di 20 anni
di onorato servizio in prima linea nella scena italiana, si parla di più di 40
produzioni, tra demo, tape e mixtapes, si parla di migliaia di concerti in ogni
angolo della penisola, e centinaia di collaborazioni con i volti vecchi e
nuovi, noti e meno noti, del panorama hip hop nostrano.
E ora? Cosa aspettarsi da
un rapper così all’alba del nuovo anno? Io non so prevedere il futuro, però so
che ora i numeri enormi di prima si rimpiccioliscono, e diventano un esiguo 19,
come le tracce di Tutti a Casa, album in freedownload che anticipa Stanno
Tutti Bene, nei negozi dal 14 febbraio.
E’ un album che già dal
primo ascolto, dal primo giro di tracce, contiene tutti gli elementi distintivi
del classico, tutte le caratteristiche di un album che non è un album come
tanti, come tanti in questo 2011: i beats originali, i campionamenti ricercati,
i testi spinti, digrignati, le tantissime collaborazioni, ne fanno una raccolta
di pregevole fattura, dove nessuna traccia è lasciata al disimpegno artistico,
al caso, all’essere una “riempi-album”. Colpisce sempre come Bassi, anche in
questo caso, componga una serie di liriche che passano trasversalmente tutti i
generi di rap, da quello meditativo di Riflessioni, a quello da sfida
(sul ring?) di Sopra la Cintura; e come non si reinventi ad ogni
traccia, ma sia sempre se stesso, col suo flow, col suo ritmo esclusivo, quasi privato.
Citazione a parte merita Spiegare
un'attitudine, frammento personalissimo,
testamento lirico dell’autore, dove Davide ci confida, e confida a se stesso,
considerazioni che, per la prima volta al mio orecchio, sembrano veramente scaturite
dalla testa (e dalla penna) di un uomo, di una persona, e non di un personaggio
che deve costruirsi una personalità in linea con la moda del momento, con “la
scena hip hop”. Da ascoltare, soprattutto per gli emergenti del genere, per
capire cos’è la vera maturazione artistica, che non è essere magari meno
“arrabbiati” o usare un determinato stile, ma è trovare il giusto equilibrio
tra quello che cerchi te nell’hip hop e quello che vuole il pubblico.
Dunque? Che seguito si
preannuncia per questo album e per la carriera di Bassi Maestro?
Io non so prevedere il
futuro, ma, visti i trascorsi e i seguiti, la colonna dell’hip hop italiano
rimarrà a sorreggere la scena anche nel 2012.
"Non è nemmeno un dono è solo allenamento difficile spiegare se ci metto il sentimento [...] che ho poche parole per i miei amici ma 1000 per questo foglio [..] non servono parole ruvide per spiegare un'attitudine"